Questa settimana, la Commissione Europea ha adottato la decisione di adeguatezza per il “Quadro UE-USA per la protezione dei dati personali”, ma l’avvocato e attivista austriaco Max Schrems, che aveva già ottenuto l’annullamento di due precedenti accordi davanti alla Corte di giustizia dell’UE, la considera poco più che una copia del precedente “Privacy Shield”.
Schrems prevede che, tra pochi mesi, anche il nuovo quadro transatlantico sulla privacy finirà di nuovo davanti alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. A suo avviso, infatti, esiste un vizio di fondo, dato dal fatto che gli Stati Uniti si sono rifiutati di “riformare il FISA 702 per garantire a persone non statunitensi una ragionevole protezione della privacy”. “Abbiamo avuto ‘porti’, ‘ombrelli’, ‘scudi’ e ‘quadri’, ma nessun cambiamento sostanziale nella legge sulla sorveglianza degli Stati Uniti”, dichiara Schrems. Le dichiarazioni a mezzo stampa di ieri, ha detto, erano praticamente copie letterale di quelle di 23 anni fa. Affermare semplicemente che qualcosa è “nuovo”, “robusto” o “efficace” non sarebbe sufficiente dinanzi alla Corte.
Noyb aveva già preparato diverse opzioni procedurali per portare il nuovo accordo davanti alla Corte di giustizia dell’Unione Europea. Si prevede che il nuovo accordo verrà utilizzato dalle prime aziende nei prossimi mesi, aprendo così la strada a un ricorso. Non è improbabile che tale contestazione venga presentata alla Corte di giustizia dell’Unione Europea da un tribunale nazionale entro la fine del 2023 o l’inizio del 2024; la Corte di giustizia avrebbe quindi persino la possibilità di sospendere il nuovo accordo per la durata del procedimento.
Nonostante la grande indignazione all’interno dell’UE in seguito alle rivelazioni di Snowden e le ripetute richieste di contromisure da parte del Parlamento europeo, la Commissione sembra dare la priorità alle relazioni con gli Stati Uniti e alle pressioni economiche su entrambe le sponde dell’Atlantico, piuttosto che ai diritti dei cittadini europei e ai requisiti del diritto dell’UE, scrive Schrems. A suo dire, la Commissione celebra il suo ruolo di “guardiano dei trattati” e di difensore dello “stato di diritto” nell’UE quando si tratta di violazioni del diritto comunitario da parte degli Stati membri, ma allo stato attuale ignora per la terza volta la Corte di giustizia dell’UE.
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Foto (c) noyb/Georg Molterer